Il Cielo d'Ungheria

Le peregrinazioni e i pensieri di un Ingegnere che ha deciso di vivere un pezzo della propria vita nella terra magiara del Gulyas di Buda e di Pest, del Balaton, del Danubio. A Székesfehérvár.

domenica, maggio 28, 2006

Il Viaggio nel Viaggio.

Chi è in viaggio può partire.
Un viaggio dentro ad un altro viaggio.
Una partenza genera altre partenze.
Un arrivo è solo l'attesa di una nuova partenza.
Si torna a casa ma che cosa è casa.
Si parte da un punto fisso si torna in un punto mobile, si torna si parte e se stessi è casa.
Il viaggio parte da sé il viaggio è sé.

Una vita fa pensavo al fine settimana.
In un vita passata agognavo il weekend come il sollievo la fine il fine il riposo la noia lo faccio nel weekend ci sentiamo nel weekend dormo fino a tardi cinema traffico navigli fine-settimana-e-poi-inizio-di-settimana-aspettando-il-fine-settimana.
Una vita fa il fine settimana era il vadoviaperilweekend.
Ora sono già via per il weekend.
Ora sono via anche per il weekstart.

Ora parto, ora già sono partito.
Viaggio, e sono in viaggio.

Giro e viaggio, in questa terra d'Ungheria, il lago Balaton come mare zuppa di pesce Tihany la penisola verde le terme Héviz con pensionati e Giovani Pensionati e Alba Regia di Szént István e Miskolc le grotte amiche e Eger i castelli in difesa dai Turchi, e Soprom a nordovest la Fedele che scelse l'Ungheria nel millenovecentoventi e poi il sud Széged e l'università e la Tisza come una piccola Budapest e presto l'Erdély, fiera terra d'Ungheria fuori dall'Ungheria.
Giro viaggio incontro accompagno sono accompagnato insegno imparo parlo ascolto.

Sono in viaggio e vivo in viaggio, e vivo, e viaggio.
Come ogni viaggio come ogni traversata come ogni passaggio come ogni vita.
Nel viaggio parto nel viaggio torno, nel viaggio respiro nel viaggio vivo.
La strada, là fuori.
La strada, qui dentro.

F.

sabato, maggio 06, 2006

Maturità. Ballagás.

Mi sono sempre chiesto perchè si chiamino esami di maturità.

Qui gli esami sono in questi giorni, e vengono celebrati in maniera belissima ed ufficiale, ancora prima degli esami stessi.
La cosidetta cerimonia del "Ballagás", l'uscita dalla scuola.

La foto di classe è ufficiale, con il preside la vicepreside tutti i loro prof (io non insegno alle 12esime, peccato), e le loro facce serissime in posa, e questo tabellone rimarrà appeso nella scuola, sarà parte della scuola per gli anni a venire. Oltre ad essere mostrato con orgoglio per tutta l'estate nelle vetrine della città. C'è scritto: ci incontriamo di nuovo nel 2011.

Il "Ballagás", una grande cerimonia, sabato scorso, nel campus della scuola, il preside, l'inno nazionale, i prof, discorsi, i ragazzi dell'ultimo anno tutti in fila seri in giacca e cravatta. Zitti. Alcuni, i più ribelli in prima fila con la cravatta sì, però gli anfibi ai piedi.
Chissà a cosa pensavano
quei ragazzi.

E il giorno prima persino le prove della loro sfilata ufficiale (letteralmente "Ballagás"), come si vede qui nella foto, vestiti però goliardicamente da donne da carcerati da preti, festeggiando, ridendo, tutti insieme ancora una volta un'ultima volta tutti insieme, sfilando di fronte a noi.
Dopo aver cantato, la notte prima, una serenata "Szeren
ád" sotto casa dei loro prof, per ringraziarli e chissà magari anche per ingraziarseli in vista degli esami, e i prof li fanno salire a casa e da quel momento non sono più insegnante e alunni ma solo esseri umani. Fuori dai ruoli. Fuori.

Sabato mattina la mia scuola era meravigliosa, tutta addobbata a festa, tantissimi fiori, ovunque, in tutte le aule, fiori profumatissimi e viola e rami di pino nuovo verde chiaro, le mamme le nonne i nonni i fratellini tutti vestiti a festa e pure io ho messo la cravatta e i ragazzi, la loro festa, la loro uscita, la loro vita.

L'usanza è che i ragazzi portino con sé una borsettina con il nome della scuola, con dentro tutto quello che potrà essere loro utile là fuori. Là fuori, nel mondo.
E tradizionalmente dentro c'è una "pog
ácsa" (focaccina) del sale (per dare sapore alla vita) una matita ed un piccolo quadernetto (per fermare i pensieri e le sensazioni) un fiorino (per comprare il pane ed un tetto).
Tutto quello che serve, là fuori.


Tutto questo, prima degli esami.

Gli esami.
La notte prima. Questa notte è ancora nostra.
La versione di Cicerone, le frasi fatte sul Calonghi le frasi fatte ai compagni l'aula magna il tema vagamente politico in cui dire e non dire e l'orale la tensione come mai prima il ripasso gli amici lì dietro e l'inizio, ti siedi, la tragedia di Euripide letta in metrica interpretando i tuoi stessi segni leggerissimi invisibili a matita la critica la figura di Alcesti Eracle Apollo O Dòmata Admeteì, èn oìs etlèn egò O Reggia di Admeto in cui sopportai di servire pur essendo un dio, e l'ulivo sacro, vuole un sorso d'acqua, mi danno del lei!, si grazie, ora matematica ah anche analisi matematica bene, e poi fine finito, tutto finito, finita la maturità, inizia tutto cioè, vacanza sì, l'elba, i tabelloni, e poi, e poi università ingegneria sì, e poi, e poi la vita, e la vita. Senza la borsettina.

La vita.
Cioè ora.

La maturità.
Ballagás, uscita. Inizio.
Forse, alla fine, è giusto che porti questo nome.

F.