Il Cielo d'Ungheria

Le peregrinazioni e i pensieri di un Ingegnere che ha deciso di vivere un pezzo della propria vita nella terra magiara del Gulyas di Buda e di Pest, del Balaton, del Danubio. A Székesfehérvár.

domenica, aprile 30, 2006

Trentanni.

Vuoi aprire la porta e uscire.
La porta è lì, la maniglia, il fuori di qui, la superficie che divide il dentro dal fuori.

Ti avvicini, il dentro lo conosci.
Uno spazio familiare e rassicurante in cui se vuoi puoi dormire riposare rimanere quello che sei rimanere quello che pensi di te stesso che hai sempre pensato di te stesso.
Il dentro lo conosci bene le pareti il letto il bagaglio e tutto quello di tuo che ti sei portato dietro che sei e che sei stato e vedi vestiti cornici libri pensieri ricordi fotografie fatte rullini nuovi vestiti usati vestiti nuovi.
Il dentro sei tu.
Come sei da sempre.
Come da sempre ti pensi.
Come quella finestra che solo una parte di fuori ti mostra.

Il dentro è protezione rassicurazione possibile costruzione non-movimento ricerca limitata a quello che già c'è.
Il dentro è bozzolo.
Il dentro è non uscire.

Fuori.
Fuori da quella porta non sai cosa ci sia.
Fuori è freddo.

Fuori c'è il mondo, di sicuro.
C'è un mondo, un tuo mondo, uno dei possibili tuoi mondi.
Fuori è insicuro aperto freddo, e ti sentirai nudo non protetto staccato solo.
Fuori sarai solo.
Fuori sarai libero.

E a volte se non esci fuori non vivi.
A volte se non esci fuori non nasci.
E l'unico modo è aprire la porta la maniglia aprire la porta e scegliere di farlo questa volta a differenza di trentanni fa quando non scegliesti, l'unico modo è aprire quella porta tagliare la corda tagliare il cordone uscire ricordare da dove vieni cercare dove andrai.
Uscire.
Forse la prima cosa che farai è piangere.
Forse la prima cosa che farai è camminare.

Aprire.
Uscire.
Nascere.
Vivere.

F.

martedì, aprile 18, 2006

VicinanzaLontananza.


A volte vivi vicino, ma sei molto lontano.
A volte il tuo vicino di casa non è lontano, abita a fianco, ma non lo conosci affatto.
A volte il tuo vicino di vita, non lo conosci affatto.
A volte vivi lontano, e chi era vicino diventa più vicino.
A volte vivi lontano, e chi era lontano continua a essere lontano.

A volte ti allontani, e parti.
E allora lo vedi bene chi è vicino e chi è lontano.
A volte la lontananza dà il respiro a chi era soffocantemente troppo vicino, come due piante troppo vicine, troppo, e in due vasi diversi hanno spazio per crescere, vicine.
A volte ti allontani e chi già era lontano neanche lo nota il tuo movimento, non se ne accorge, il tuo indizzo e-mail tanto è sempre lo stesso.

A volte ti sei allontanato e basta questo a non essere più vicini.
A volte ti sei allontanato e crei un vuoto, ma quello rimane solo un bisogno da colmare. Che tu sia vicino che tu sia lontano.
A volte ti avvicini, per colmare il vuoto, ma il vuoto non si colma.
A volte ti allontani e chi ti era vicino, ti segue nei tuoi movimenti.
Anche da lontano.

A volte per avvicinarsi bisogna allontanarsi.
A volte allontandosi si perde vicinanza, si perde sì qualcosa.
Ma per capire per amare per volere a volte bisogna fare un passo indietro e guardare da più lontano le persone la tua terra la tua casa.
E allora le cose per come sono si chiariscono.
Vicine.
Lontane.
Tue.

F.