Trentanni.

La porta è lì, la maniglia, il fuori di qui, la superficie che divide il dentro dal fuori.
Ti avvicini, il dentro lo conosci.
Uno spazio familiare e rassicurante in cui se vuoi puoi dormire riposare rimanere quello che sei rimanere quello che pensi di te stesso che hai sempre pensato di te stesso.
Il dentro lo conosci bene le pareti il letto il bagaglio e tutto quello di tuo che ti sei portato dietro che sei e che sei stato e vedi vestiti cornici libri pensieri ricordi fotografie fatte rullini nuovi vestiti usati vestiti nuovi.
Il dentro sei tu.
Come sei da sempre.
Come da sempre ti pensi.
Come quella finestra che solo una parte di fuori ti mostra.
Il dentro è protezione rassicurazione possibile costruzione non-movimento ricerca limitata a quello che già c'è.
Il dentro è bozzolo.
Il dentro è non uscire.
Fuori.
Fuori da quella porta non sai cosa ci sia.
Fuori è freddo.
Fuori c'è il mondo, di sicuro.
C'è un mondo, un tuo mondo, uno dei possibili tuoi mondi.
Fuori è insicuro aperto freddo, e ti sentirai nudo non protetto staccato solo.
Fuori sarai solo.
Fuori sarai libero.
E a volte se non esci fuori non vivi.
A volte se non esci fuori non nasci.
E l'unico modo è aprire la porta la maniglia aprire la porta e scegliere di farlo questa volta a differenza di trentanni fa quando non scegliesti, l'unico modo è aprire quella porta tagliare la corda tagliare il cordone uscire ricordare da dove vieni cercare dove andrai.
Uscire.
Forse la prima cosa che farai è piangere.
Forse la prima cosa che farai è camminare.
Aprire.
Uscire.
Nascere.
Vivere.
F.